Il Santo di Riga: Janis Pommers

Il Santo di Riga: Janis Pommers
10 Maggio 2025

Oggi desideriamo presentarvi Janis Pommers (1876–1934), già arcivescovo della Chiesa Ortodossa Lettone, poi canonizzato santo sia in Russia che in Lettonia.

Janis fu a capo della Chiesa Ortodossa in Lettonia in un periodo storico particolarmente turbolento. La sua vita e la sua morte ci offrono uno spunto prezioso per comprendere meglio la Lettonia dei primi del Novecento e ci raccontano anche l’importanza della Cattedrale di Riga, che occupa una posizione ampia e prominente nel cuore della città.

Primi anni di vita

Janis (Ioann) Pommers nacque il 6 gennaio 1876 in una piccola fattoria della campagna lettone. I suoi genitori erano contadini lettoni, eredi della tradizione ortodossa trasmessa dal nonno di Janis. Studiò alla Scuola Teologica di Riga e fin da giovane mostrò una naturale inclinazione per la vita religiosa. Trascorse gli anni successivi studiando in varie istituzioni accademiche dell’Impero Russo, tra cui a Kiev e a Černihiv. Nel 1904, a 28 anni, fu ordinato sacerdote. In seguito prestò servizio a Minsk, Odessa e Tver.

Servizio in Russia

Janis giunse a Penza, una città della Russia centro-meridionale, nell’aprile del 1918 per assumere il ruolo di arcivescovo. L’anno precedente si era verificato uno scisma: un vescovo locale aveva cominciato a predicare dottrine considerate eretiche dalla Chiesa Ortodossa, in risposta alle brutali repressioni politiche attuate dal regime bolscevico. Padre Tikhon di Mosca, contemporaneo di Janis, scriveva:

«Nessuno si sente al sicuro; tutti vivono nel costante timore di perquisizioni, rapine, sfratti, arresti, fucilazioni. Centinaia di persone indifese vengono catturate, costrette a languire in prigione per mesi, e infine giustiziate senza indagini, senza processo, neppure sommario. Vescovi, sacerdoti, monaci e monache vengono uccisi, innocenti di qualsiasi crimine, accusati solo di colpe vaghe. Queste esecuzioni disumane sono rese ancora più dolorose per la Chiesa Ortodossa dal fatto che i corpi dei defunti non vengono restituiti ai familiari per una sepoltura cristiana.»

Quando Janis arrivò alla chiesa di Penza dove avrebbe dovuto servire, fu accolto da una folla ostile. Gli permisero di entrare, ma non vollero che i paramenti sacri venissero introdotti. Janis decise allora di uscire e rivolgersi direttamente alla folla. Il suo sermone iniziò con le parole del Vangelo:

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.» (Giovanni 13,34-35)

Le sue parole ispirarono il clero e parte della folla, che — si racconta — cambiò atteggiamento e passò dalla sua parte.

Ma Janis non era al sicuro. Poco dopo, alcuni agenti della Čeka irruppero nel monastero di Penza dove risiedeva. Lo trovarono e gli spararono a bruciapelo. Fortunatamente, un monaco nascosto dietro una porta riuscì a colpire l’arma dell’assalitore, e il secondo proiettile colpì solo lievemente un altro monaco alla gamba. Alcuni lavoratori del monastero accorsero nella cella, trascinarono gli aggressori nel cortile e iniziarono a picchiarli. Janis, ferito ma cosciente, ordinò che venissero risparmiati.

Nel maggio 1918, un altro monastero dove Janis si trovava fu bombardato, e nel settembre dello stesso anno fu arrestato. Seguì un altro arresto nel luglio 1919. Ogni volta fu torturato e incluso nelle liste di esecuzione. Ciò accadde più di quattro volte, fino a quando fu finalmente assolto. Nel giugno 1921 fu nominato arcivescovo della riformata Chiesa Ortodossa di Lettonia, le cui chiese — compresa la Cattedrale di Riga — erano state saccheggiate e in parte distrutte durante l’insurrezione bolscevica.

Il servizio e la morte di Janis in Lettonia

Il sito ufficiale della Chiesa Ortodossa Lettone scrive del suo servizio:

«Tutta la sua vita… fu dedicata al servizio della Chiesa, della sua patria, la Lettonia, e della gente comune. Si prese cura allo stesso modo di lettoni, russi e persone di altre nazionalità. Per lui non c’erano estranei, solo fratelli e sorelle.»

Tra le sue opere vi furono la ricostruzione delle chiese, la riapertura dei seminari, e il ripristino delle campane rimosse negli anni precedenti. Janis viveva in una piccola stanza nel seminterrato della Cattedrale di Riga, che lui stesso chiamava “la mia grotta”. Secondo le cronache della Cattedrale, un visitatore straniero esclamò:

«Credetemi, nel mio paese nessun prigioniero vive in un buco simile a quello in cui vivete voi, capo della Chiesa Ortodossa Lettone.»

Janis morì il 12 ottobre 1934, assassinato. A causa della salute precaria si era ritirato nella campagna lettone, dove curava un giardino e restaurava un cottage di proprietà della Chiesa.

Il corpo fu ritrovato legato a una panca nel cottage: era stato colpito con una rivoltella, torturato, mutilato e dato alle fiamme. Il suo omicidio non venne mai risolto.

La Cattedrale di Riga non riuscì a contenere tutti coloro che vollero partecipare al suo funerale. Lo stesso accadde nel 2003, quando le reliquie del già canonizzato San Janis furono trasferite nella Cattedrale principale. Più di 10.000 persone presero parte alla processione, durante la quale furono riportati numerosi miracoli: guarigioni, visioni, e persino nubi che si aprivano.

Come dicevamo in un altro post, tutti i lettori di Dostoevskij ritroveranno nelle opere del santo l’umorismo, il mistero e la bellezza tipici di questa tradizione. È, pensiamo, altrettanto bello sapere che questa tradizione è ancora viva oggi. Se avete letto I fratelli Karamazov, riconoscerete il valore di questa testimonianza — tratta dalle cronache ufficiali della Chiesa — sulla glorificazione di San Giovanni, avvenuta nell’ottobre 2001:

«Fu nuvoloso tutto il giorno, a tratti pioveva, ma nel momento in cui la bara fu portata fuori dalla cappella, le nuvole si aprirono, un raggio di sole illuminò i presenti, e un sottile profumo si diffuse nell’aria.»

La Cattedrale principale di Riga custodisce le reliquie di Janis, e gli è stato dedicato un piccolo santuario nell’angolo destro della chiesa, vicino alla croce. Accanto all’ingresso si trova una piccola icona.

Se guardate con attenzione nelle giornate di sole, vedrete riflessa sopra la sua spalla la bandiera lettone, che sventola sul palazzo opposto — la Corte Suprema — e brilla nel vetro dell’icona di Janis.

 

Articolo di Laef, tradotto da Elle studentessa di russo presso Liden & Denz Riga

Posted by Elle

Elle is an Italian student. She began her Russian language journey as a self-taught learner in 2017 and took her first formal class at Liden & Denz in St. Petersburg in 2019. She's currently continuing her studies at Liden & Denz in Riga.

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