L’Hermitage tutto d’un fiato: “Arca Russa”
Un unico piano sequenza di 96 minuti. 4500 persone coinvolte nella realizazzione di un film, per presentare allo spettatore tre secoli di storia russa. Arca Russa (2002), il monumentale capolavoro del regista Aleksandr Sokurov, è stato completamente girato in trentatrè delle sale del Museo statale Ermitage di San Pietroburgo grazie ad una straordinaria organizzazione tecnica e coreografica. Il film è un colossale omaggio alla storia della Russia e al suo rapporto con l’Europa.
Un’epica della storia russa
Un personaggio non identificato, del quale sentiamo soltanto la voce, si ritrova catapultato all’interno dell’Ermitage di San Pietroburgo, il palazzo dove la dinastia Imperiale della Russia, i Romanov, visse per più di due secoli, fino allo scoppio della Rivoluzione nel 1917. Questo misterioso individuo parte per un viaggio attraverso gli ultimi secoli della storia russa. Lungo il suo cammino, si imbatte in figure cruciali del passato come Pietro il Grande, Caterina II e Nicola II, il quale è intento a cenare per l’ultima volta nel Palazzo d’Inverno assieme alla famiglia, alla vigilia della Rivoluzione. Il compagno di viaggio del misterioso protagonista è un sarcastico diplomatico francese del diciannovesimo Secolo.
Nel documentario di Knut Elstermann In One breath, il quale mostra i dietro le quinte di Arca Russa, Sokurov sottolinea come il filone narrativo del viaggio dello sconosciuto protagonista russo assieme al diplomatico europeo è importante perchè “si tratta di un incontro tra due […] visioni del mondo […] tra la Russia e l’Europa. [..] E questo incontro è un simbolo dell’attrazione e dell’amore della Russia per l’Europa e di una certa freddezza verso la Russia da parte dell’Europa.”
Il personaggio dell’Europeo è ispirato alla figura del marchese de Custine, un viaggiatore e scrittore francese che scrisse, dopo il suo viaggio in Russia, La Russie (1839), un reportage contenente riflessioni sulla politica, la cultura e l’economia dell’Impero Russo.
L’Ermitage diventa un teatro dove, assieme alla sequenza di aventi storici, l’arte si manifesta in ogni sua forma: musica, pittura, danza, teatro e così via. Ultimo, ma non meno importante, il cinema è il mezzo attraverso il quale lo spettatore può godere di tutte le espressioni della creatività umana mostrate nel film. E’ attraverso la cinepresa che, nel film, possiamo ammirare le opere di Canova, Rembrandt, Tintoretto e van Dyck. La Settima Arte diventa anche mezzo di riflessione sulla storia. Infine, il film stesso si trasforma in opera d’arte. L’Ermitage è dunque esso stesso l’Arca Russa: uno scrigno contenente la storia della nazione e opere realizzate da maestri non solo russi, ma appartenenti ad ogni tempo e luogo. Per questo il museo rappresenta sopratutto la relazione tra la Russia e l’Europa, le quali si attraggono e respingono allo stesso tempo.
Aleksandr Sokurov
L’impressione comune, quando si guarda un film di Sokurov, è quella di assistere a qualcosa di imponente e, allo stesso tempo, delineato da controni sfocati, qualcosa di vago. L’indeterminatezza della storia è spesso il personaggio principale dei film di Sokurov.
Dopo aver studiato Storia e Filosofia all’Università di Gor’kij, lavora come regista di film documentari e si laurea all’Università statale pan-russa di cinematografia S. A. Gerasimov (VGIK), dove incontra anche Andreij Tarkovskij nel 1979. Il suo primo lungometraggio La voce solitaria dell’uomo, viene bandito dall’Unione Sovietica. Come molti dei suoi film, inizierà a circolare liberamente solo nella seconda metà degli Anni Ottanta.
Le sue opere combinano spesso la sperimentazione avanguardistica con la riflessione sociale ed il reportage storico. La sua passione per la storia lo porta a dirigere, tra gli altri, un ciclo di film che investiga le figure autoritarie ed il loro modo di rappresentare il potere. I primi due movimenti sono Moloch (1999) e Taurus (2000): il primo presenta il personaggio di Adolf Hitler, potente e misero allo stesso tempo; il secondo mostra agli spettatori Vladimir Lenin al massimo della sua decadenza fisica e mentale. Un terzo tassello, Il sole , è aggiunto al ciclo nel 2005. Qui, Surokov porta in vita l’imperatore giapponese Hirohito negli ultimi giorni prima del 15 agosto del 1945, giorno in cui, parlando per la prima volta alla radio, egli annuncia l’arresa alle forze Alleate e la rinuncia al proprio status divino. Il quarto episodio della tetralogia è Faust (2011), una trasposizione del conosciutissimo mito nella sua versione goethiana. Il film viene insignito del Leone d’Oro alla Sessantottesima Edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Avete già visto Arca Russa e state pensando di migliorare la vostra conoscenza del cinema russo? Ecco degli articoli (in inglese) sul nostro blog che potreste trovare interessanti:
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